OGGI, 7 MAGGIO, E’ LA FESTA DI SANTA ROSA VENERINI!

Oggi festeggiamo Santa Rosa Venerini…la nostra fondatrice! Vi sono almeno due buone ragioni per ricordare questa donna straordinaria canonizzata da Benedetto XVI nel 2006. Concepì e realizzò per prima il progetto di aprire scuole pubbliche per ragazze del popolo in Italia; si impegnò con coraggio «a favore dell’elevazione spirituale e dell’autentica emancipazione delle giovani donne del suo tempo» (Benedetto XVI). Rosa Venerini nacque a Viterbo nel 1656. Il padre era medico, la mamma apparteneva ad una famiglia benestante. Da giovane ebbe difficoltà ad individuare la sua vocazione. Né il matrimonio, né la vita religiosa sembravano adatte a lei. Con il consiglio del direttore spirituale, cercò allora una via nuova: con due concittadine aprì nel 1685 a Viterbo una scuola pubblica che si riprometteva di istruire le giovani e nello stesso tempo di trasmettere loro le verità della fede. Seguirono nel giro di pochi anni una decina di scuole nelle diocesi confinanti. Molte furono le resistenze nei confronti di queste donne che coabitavano in piccolissimi nuclei di due o tre maestre e sembravano sospese tra vita religiosa e vita laicale. Rosa, tuttavia, vicina alla spiritualità dell’ordine gesuita, proseguiva con tenacia nel suo impegno perché si sentiva talmente «inchiodata alla volontà di Dio che non mi importa né morte né vita». Dopo aver operato nel nord del Lazio, Rosai riuscì a impiantare il suo istituto anche a Roma e dintorni allargando la rete delle fondazioni a tutta la regione laziale. Morì a Roma, il 7 maggio del  1728 e venne sepolta nella Chiesa del Gesù.

“Il bene bisogna farlo per bene!”, era solita dire…ma non sapeva dove cominciare, agli inizi.

Di famiglia agiata (il padre è medico, la mamma appartiene ad una ricca famiglia di calzolai), Rosa nasce a Viterbo il 9 febbraio 1656. Intelligente, sensibile e pure bella, a 20 anni ha davanti a sé, come tutte le coetanee, l’imbarazzo della scelta tra il matrimonio e il monastero. Lei non sembra decidersi né per l’uno né per l’altro: consacrata per essere tutta di Dio, questo sì, ed infatti sono anni che emette privatamente il voto di castità, ma per la vita in convento non si sente molto portata. Su consiglio di papà entra per un periodo di prova nel convento domenicano della sua città, dove già c’è una zia suora, ma si ferma pochi mesi appena perché il papà muore improvvisamente e in casa hanno bisogno di lei. E non pensa neppure di ritornarvi dopo, perché si è accorta che la vita contemplativa proprio non fa per lei. Dal 1677 al 1680 casa sua si svuota: prima si sposa la sorella, poi muore ad appena 27 anni il fratello Domenico, subito seguito dalla mamma, che non ha retto al dolore. Rosa si ritrova sola con il fratello Orazio e, soprattutto, con l’eterno interrogativo su cosa fare della sua vita. Pratica e razionale, con i piedi ben piantati per terra ma con gli occhi sempre rivolti al cielo, ha il coraggio di pensare che la sua vita possa essere impostata anche al di fuori degli schemi tradizionali. Ad aprirle nuovi orizzonti è il suo confessore, che le consiglia, per riempire le sue giornate troppo vuote, di radunare in casa sua le donne e le ragazze del vicinato per la recita del rosario. E’ proprio durante questi incontri di preghiera che Rosa si accorge della povertà spirituale e culturale della donna del suo tempo e decide così di aggiungere alle preghiere alcune basilari nozioni di istruzione religiosa. Di qui all’apertura di una scuola per bambine e adolescenti il passo è breve: il 20 dicembre 1684, ormai completamente libera da impegni familiari perché anche l’ultimo fratello si è sposato, Rosa affitta una casa e inaugura la sua prima vera scuola con l’aiuto di due amiche e il sostegno di una benefattrice. A Viterbo fanno scandalo queste donne che vivono da religiose “nel mondo” aldilà delle tradizionali mura di un convento!  Ma Rosa non si lascia impressionare. Come non si lascia condizionare dall’aperta opposizione di una parte del clero, che vede nella sua opera catechistica (appoggiata dai Gesuiti) una concorrenza per il catechismo che tradizionalmente si tiene nelle singole parrocchie. Le sue “Maestre Pie” crescono di numero e Rosa le manda a due a due nelle varie diocesi in cui è richiesta la sua opera. Apre una scuola anche a Roma, dove il 24 ottobre 1716 ha tra i banchi uno “scolaro” d’eccezione, papa Clemente XI, che vuole accertarsi di persona sui suoi metodi di insegnamento. “Signora Rosa, con queste scuole voi ci santificherete Roma”, le dice andandosene, con un giudizio che è più che un “imprimatur”. Ma lei continua a collezionare difficoltà, incomprensioni e ostilità, accettate “inchiodata alla volontà di Dio” e sempre più convinta che la rigenerazione della famiglia passa solo attraverso il riscatto della donna dalla povertà culturale in cui da sempre è confinata. Morta a Roma il 7 maggio 1728, Madre Rosa Venerini è proclamata beata da Pio XII nel 1952 e canonizzata da Benedetto XVI il 15 ottobre 2006.

Le sue parole, il suo carisma, risuonano nelle nostre azioni di Insegnanti ogni giorno:

“EDUCARE PER LIBERARE!”.

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